Biografia

Arrigo Boito (nato Enrico Giuseppe Giovanni) è personalità cosmopolita. Nato a Padova il 24 febbraio 1842, figlio della contessa polacca Giuseppina Radolinska e del bellunese Silvestro, pittore paesaggista e miniaturista, Boito si forma a Venezia, prima con il maestro elementare Domenico Franchi, poi presso la Scuola Tecnica Reale. Studia musica con i fratelli Buzzolla, Giovanni e Antonio, che fu maestro di cappella in San Marco.  Dal 1853 Arrigo è a Milano per frequentare il Conservatorio, dove segue corsi di pianoforte, violino e armonia. Studia inoltre composizione, storia ed estetica della musica con l'udinese Alberto Mazzucato. Nell'anno scolastico 1859-1860, con l'amico Franco Faccio che compone la musica, Boito presenta la ‘cantata patria’ denominata Il quattro giugno, eseguita l'8 settembre 1860. Nello spartito stampato nello stesso anno, per la prima volta, Boito si firma sul frontespizio con il nome di Arrigo. Nel 1861 Boito e Faccio conseguono il diploma di composizione, presentando in collaborazione un ‘mistero’ per soli, coro e orchestra dal titolo Le sorelle d'Italia. Nel periodo successivo, grazie a un sussidio governativo “per perfezionarsi nell'arte musicale”, si recano a Parigi, dove frequentano la casa di Gioachino Rossini alla Chaussée d'Antin e incontrano, tra gli altri, Hector Berlioz, Charles Gounod, Daniel Auber e Giuseppe Verdi. Quest’ultimo, spinto da ammirazione verso il giovane connazionale, gli commissiona le parole per un Inno delle nazioni da eseguire per l’inaugurazione dell'Esposizione Internazionale di Londra, nel maggio 1862. Boito a Parigi ha anche occasione di assistere alla tempestosa esecuzione del Tannhäuser di Richard Wagner, che lo colpisce molto e di cui redige una cronaca musicale per il quotidiano milanese «Perseveranza», avviando così una proficua attività di critico musicale.

Alla fine del 1862, dopo aver viaggiato per l’Europa, Boito si trasferisce a Milano con il fratello Camillo, scrittore e architetto. Qui si inserisce nel movimento artistico della Scapigliatura e partecipa alla vita mondana dei salotti milanesi della contessa Maffei, di donna Vittoria Cima e dei conti Lurani. Diventa amico di Emilio Praga, Giovanni Camerana, Giovanni Verga, Luigi Capuana, Luigi Gualdo e Giuseppe Giacosa, con il quale stabilisce un vero e proprio sodalizio artistico. Con Emilio Praga e Bernardino Zendrini dirige la rivista «Figaro» che, dal gennaio al marzo 1864, è luogo di discussioni letterarie in difesa di un'arte indipendente e realista, contraria alla scuola manzoniana. Nel 1865 pubblica per la prima volta nella «Strenna italiana» il poemetto fiaba Re Orso, testimonianza del suo periodo più turbolento e innovatore; la fiaba viene ripubblicata nel 1873 e ancora diverse volte in seguito. In questi anni, il giovane Boito inizia a pensare di comporre un Faust da Goethe e una tragedia su Nerone.

Nel 1866, assieme a Faccio, si arruola con i volontari garibaldini.

Boito è compositore musicale e raffinato letterato, fra i maggiori della seconda metà del xix secolo, autore di numerose novelle, poesie, traduzioni, saggi critici e diverse partiture. Uno dei capolavori del teatro musicale di quest’epoca, Mefistofele, di cui Boito scrive sia la musica che il libretto, è tratto dalla leggenda che ha origine da racconti popolari e da Christopher Marlowe. L’opera è incentrata sul capolavoro di Goethe in ambo le sue parti, ed è da collegare alle composizioni di Hector Berlioz, di Charles Gounod e, in vario modo, ai lavori di Felix Mendelssohn, Robert Schumann, Franz Liszt, Richard Wagner, Gustav Mahler e altri ancora.

Mefistofele va in scena al Teatro alla Scala di Milano nel 1868, subissato dai fischi di una delle più turbolente serate della storia del melodramma; nel 1875 viene rielaborato e riallestito al Teatro Comunale di Bologna, ottenendo un grande trionfo. Il Nerone, invece, sarà per tutta la vita costantemente sul tavolo di lavoro di Boito, ma non troverà una conclusione.

Tra i principali lavori da librettista di Arrigo Boito, si ricordano i testi dell’Otello e del Falstaff di Giuseppe Verdi; il rifacimento di Simon Boccanegra per lo stesso Verdi e quello de La Gioconda, firmato con lo pseudonimo Tobia Gorrio, per Amilcare Ponchielli; di Amleto per Franco Faccio; di Ero e Leandro per Giovanni Bottesini e Luigi Mancinelli.

Per quanto riguarda le opere letterarie, nel 1927 Basi e bote viene tradotto in musica da Riccardo Pick-Mangiagalli, mentre il testo boitiano più avanguardistico, il poemetto Re Orso, è tornato in auge di recente, adattato nel 2012 per la scena teatrale a Verona e per quella musicale da Marco Stroppa all’Opéra-Comique di Parigi.

Arrigo Boito è, inoltre, drammaturgo e vero e proprio proto-regista per Eleonora Duse; per lei cura la traduzione di alcuni tra i più famosi titoli shakespeariani, come Antonio e Cleopatra, Giulietta e Romeo e Macbeth. Questo importante ed esplicito ruolo di metteur en scene, trova in lui un anticipatore e sperimentatore anche nell’attività di curatore di messe in scena delle prime verdiane di Otello e Falstaff, nonché di compilatore di disposizioni sceniche poi pubblicate da Ricordi.

Antonio e Cleopatra, unico testo shakespeariano tradotto per la grande attrice a essere rappresentato, ha la sua prima assoluta al Teatro Manzoni di Milano il 22 novembre 1888, con la Drammatica Compagnia della Città di Roma diretta da Eleonora Duse. L’allestimento è curato nei dettagli scenici da Antonio Rovescalli, mentre i costumi sono disegnati da Alfredo Edel. In questo adattamento Boito dimostra la sua grande cultura, costruita su un’approfondita conoscenza di classici come Dante, Shakespeare e Goethe, oltre a George Byron, Charles Baudelaire, Heinrich Heine, Théodore de Banville e Victor Hugo.

Boito è anche organizzatore musicale: chiamato a far parte di vari comitati europei e di consigli d’amministrazione, ha un ruolo importante nel definire i programmi delle stagioni teatrali scaligere; nel 1911, dopo aver fondato la Società del Quartetto di Milano, è tra i promotori della creazione del Museo Teatrale alla Scala. Nel 1893 riceve il dottorato honoris causa in Musica dall’Università di Cambridge, con altri insigni compositori tra cui Pëtr Il’ic Čajkovskij e Camille Saint-Saëns.

L’artista è anche molto attivo sul piano politico, a livello sia locale che nazionale: è infatti consigliere comunale a Milano e Senatore del Regno d’Italia dal 1912 fino alla morte, oltre che membro di commissioni ministeriali per la musica e l’insegnamento.

I documenti che più ci raccontano la personalità di Arrigo Boito sono i carteggi intercorsi con alcuni tra i maggiori intellettuali europei del tempo, a dimostrazione delle molteplici relazioni umane intrattenute dall’artista; basti citare nomi quali Richard Wagner, Paul Bourget, Federico De Roberto, François Coppée, Emilio Treves, Gerolamo Rovetta, Antonio Fogazzaro – di cui Boito segue con interesse l'attività narrativa –, Giovanni Ricordi, il noto bibliotecario vicentino Sebastiano Rumor, Arturo Toscanini, Camille Bellaigue, Corrado Ricci e la famiglia Giacosa. Una recente indagine ha rilevato circa 2.000 lettere da lui scritte e ora conservate in alcuni tra i maggiori archivi e biblioteche del mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, passando per Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Danimarca, Svezia, Polonia e Russia.